notizie storiche

05.01.2014 13:49

Il nome del paese, nell'espressione popolare, deriverebbe da una frase pronunciata da Matilde di Canossa, che, osservando il panorama del borgo avrebbe esclamato: "mira quant'è bello!"...ma ciò non trova nessuna documentazione. Il territorio corrisponde alla metà della Corte di Trecentola (1017 e 1358), delimitata ad est da Cleilobòla e val di Ràveda. I due dati corrispondo alla Rovere di S. Enrico (ora i Sacrati e Madonna Boschi) ed alla Madonna della Neve (Raveda) , sul Riolo. Il centro urbano corrisponde al Palazzolo del 1222 ed era situato tra "la Ròvere di S. Enrico sul Riolo e la città di Ansala Regina" e doveva essere certamente un centro di qualche importanza, trovandosi pure a poca distanza dalla via dell'Argine Ansiano che da Torre dell'Uccellino portava al confine tra Finale Emilia e Crevalcore. Nel 970 il marchese Ugo di Toscana donava al monastero di S.Michele di Poggibonsi (SI) la Corte di Antoniano in S. Pietro in Casale con molte paludi e peschiere. Agli inizi del 1300 il comune di Bologna costruì la Torre Vèdrega o Verga, distrutta nel 1883 e rialzò la strada che da qui per Torre Coccena andava a Galliera. Nel 1385 in seguito ad un disastroso nubifragio, il Po ed altri fiumi uscirono dai loro letti e la desolata landa su cui, al posto dell'antica Palazzolo, sorse il borgo di Mirabello è presumibile che per molto tempo fosse solcata da fiumiciattoli e paludi.  La carta d'Italia del Magini (Bologna 1620 tav. 33) indica la "villa" di Mirabello sulla sinistra del Reno, a metà strada tra S. Agostino e l'Osteria Nuova (oggi Borgo di Vigarano M.da).

Nella seconda metà del 1500 sorse, attorno alla chiesa dedicata a S. Bartolomeo (ex Molino Pirani), il centro più antico di Mirabello.

Nelle campagne doveva esservi ben poco se nel 1708 vi poteva scorrazzare la cavalleria austriaca del generale Bonneval, in marcia per bloccare Ferrara ed occupare Comacchio. La zona fu inizialmente popolata da contadini che avevano iniziato a coltivare le terre, solo in un secondo momento apparve evidente l'interesse dell'aristocrazia.
Le proprietà tendevano ad allinearsi lungo il fiume da una parte e dall'altra: le terre dei Ruini dalla parte destra vennero acquistate nel Settecento dal Cardinale Pompeo Aldrovandi, mentre tra le varie proprietà del lato sinistro quelle dei conti Prosperi andarono a costruire l'abitato di Mirabello.

Nel 1794 il cappellano Serra dell'oratorio di S .Bartolomeo volendo uscire dalle competenze del conte Prosperi e del parroco di S. Agostino, prese l'iniziativa di costruire una nuova chiesa dedicata a S. Paolo. Ne disegnò il progetto l'architetto Angelo Venturoli e con la spesa di 3.000 scudi fu ultimata nel 1804. Il campanile su progetto del bolognese Gulli fu ultimato nel 1906, lo si nota per la sua considerevole altezza (56 mt.) e per la cupola rigonfia, arieggiante al corpo della Mole Antoneliana di Torino.

Il centro moderno del paese, dalla metà del Settecento, si sviluppò ai lati della strada Ferrara-Cento che corre per questo tratto dentro l'alveo abbandonato del Reno dopo la rotta della Bisacca (1731).

 

Così scriveva l'Ortolani:"Nell'alto Ferrarese, mancando le antiche strade consolari, e, in genere le grandi vie di traffico, manca il caratteristico centro a case contigue, così frequente lungo la Via Emilia, eccezione fatta per Mirabello, esempio unico e moderno".

La doppia fila di case, davanti alla chiesa è interrotta dalla bella piazza Battaglini a cui si affacciano moderni edifici ed eleganti negozi, sfarzosamente illuminati come nelle più centrali vie cittadine.

Tutto intorno, la rigogliosa campagna si era trasformata dopo l'allontanamento del Reno nel secolo XVIII. I casolari divennero allora "possessioni" ; naque la grande "boaria" con la stalla-fienile a tetto piramidale e quattro spioventi di tipo bolognese, la più vistosa fra le costruzioni isolate.

In tempi successivi, quando le trasformazioni agrarie progredirono, sono sorte le moderne case dei frutticoltori, come ad esempio nella zona intorno al palazzo Volpini.

Nei pressi del paese, al termine di uno scenografico viale di pioppi si vede la settecentesca villa Sessa di cui fù proprietario il cardinale Pompeo Aldrovandi Marescotti (1668-1752) restaurata nel 1746 da Adeodato Monti con pacate linee barocche. 

Vicino alla villa, al principio del XIX secolo lavorava una filanda di seta, industria importante per quei tempi, quando nei campi erano piantati numerosi filari di gelsi.

Mirabello è diventato comune con decreto del Presidente della Repubblica nell'agosto del 1963.

 

Palazzo Sessa/Aldrovandi. Al limite del paese, preceduto da un lungo viale di querce fiammate, sorge il Palazzo Sessa/Aldrovrandi. Fu costruito nel Settecento dal cardinale Pompeo Aldrovandi, trasformando una casina edificata dai Ruini prima del 1561. Il progetto fu affidato all’architetto Franco Maria Angelini e ad Alfonso Torreggiani. Il Palazzo sorgeva al centro di una grande azienda agricola detta l'Impresa. Con la ristrutturazione di Deodato Monti del 1740, dopo la grande rotta del Reno alla bòtta Bisacca del 1731, l'edificio fu arricchito dal campaniletto a vela e assunse l'aspetto attuale. La facciata è scandita dal ripetersi regolare delle finestre del piano nobile, cui corrispondono le aperture quadrate del piano terreno; una cornice marca la suddivisione orizzontale in due piani. Nel 1878 il Palazzo fu acquistato dal sig. Carlo Sessa di Milano e da allora è rimasto in proprietà della famiglia Sessa. Oggi il piano terra ospita il Museo della Civiltà Contadina - Rodolfo e Luigi Sessa www.ilmuseodimirabello.com


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